I numeri parlano chiaro, mancano analisti e progettisti di software, tecnici programmatori, ingegneri energetici o meccanici, tecnici della sicurezza sul lavoro ed esperti in applicazioni informatiche, attrezzisti di macchine utensili, infermieri, ostetriche, professionisti della riabilitazione, acconciatori, installatori e riparatori di apparati elettrici ed elettromeccanici.
L’analisi di CGI ha comparato gli ultimi risultati con quelli riferiti all’inizio della crisi. Il confronto ha dimostrato che la geografia delle professioni e con essa anche la graduatoria dei lavoratori più difficili da reperire è mutata profondamente.
Se all’inizio della crisi non si trovava oltre la metà degli infermieri /ostetriche, dei falegnami e degli acconciatori, nel 2014 le professionalità più difficili da trovare risultano, come dicevamo più sopra, gli analisti e i progettisti di software (37,7%), i programmatori (31,2%), gli ingegneri energetici e meccanici (28,1%), i tecnici della sicurezza sul lavoro (27,7%) ed i tecnici esperti in applicazioni informatiche (27,4%), tutte figure con una elevata specializzazione e competenza.
Quindi cosa è cambiato? Solo tre figure professionali sono rimaste nella medesima top-ten degli introvabili: infermieri ed ostetriche, acconciatori e attrezzisti di macchine utensili. Se prima della crisi la lista degli introvabili era costituita prevalentemente da attività artigianali ad elevata abilità manuale, nel 2014 i lavoratori di difficile reperibilità sono legati a settori ad alta specializzazione tecnica, in particolare nell’ informatica.
"Le cause del disallineamento tra domanda e offerta di lavoro – segnala Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA – sono molteplici. Nonostante il perdurare della crisi, molte aziende continuano a denunciare che nei settori tecnologici ad alta specializzazione le competenze dei candidati sono insufficienti. Sicuramente ciò è vero: spesso la preparazione di molti giovani è ben al di sotto delle richieste avanzate dalle imprese. Tuttavia molte aziende scontano ancora adesso metodi di ricerca del personale del tutto inadeguati, basati sui cosiddetti canali informali, come il passaparola o le conoscenze personali che non consentono di effettuare una selezione efficace. Inoltre, non va trascurato nemmeno il fenomeno della disoccupazione d’attesa: nei settori dove è richiesta una elevata specializzazione, le condizioni offerte dagli imprenditori, come la stabilità del posto di lavoro, la retribuzione e le prospettive di carriera non sempre corrispondono alle aspettative dei candidati. Se questi sono di valore, preferiscono rinunciare, in attesa di proposte più interessanti”.
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